Argomentare significa sviluppare un ragionamento, presentare un fatto o fare un esempio tesi a provare o giustificare un’affermazione o una qualsiasi proposizione. L’argomento deve rispondere ad una problematica precisa e deve essere operativo. Occorre però distinguere l’argomentazione retorica e l’argomentazione filosofica: l’argomento retorico ha per vocazione di convincere e persuadere, compreso quando ha la pretesa di dimostrare qualcosa, mentre, al contrario, l’argomento filosofico, anche quando pretende di giustificare una proposizione, ha come vocazione principale quella di approfondire, di chiarire il pensiero.
Esplicitazione dell’implicito
Esplicitazione dell’implicito
L’argomento filosofico convoca uno o più concetti suscettibili di rendere conto della natura di un’idea o di un giudizio, della sua legittimità, del suo fondamento, in questo senso, esso deve stabilire dei legami e chiarire un contenuto, permettendo al pensiero di costruirsi e di elaborarsi.
Nell’argomentazione filosofica, il fine principale è rendere cosciente un pensiero particolare: articolare i suoi concetti, la sua assiologia, il suo percorso intellettuale, la sua genesi, rendere visibili i suoi presupposti etc… Per fare ciò, la chiarezza sembra il criterio principe ed implica la spiegazione e la coerenza. Periodicamente comunque si presenterà il problema di determinare ciò che si può accettare come dato implicito, o di denunciare ciò che manca e dovrebbe, invece, essere esplicito.
Distinguere per non equivocare
Distinguere per non equivocare
Non è sempre facile far dire ad un’idea ciò che effettivamente voleva dire, evitando la sovrainterpretazione. In questo senso, la capacità critica è necessaria all’argomentazione, come strumento di valutazione dell’argomento. Il termine “critica” è ripreso qui nel suo significato originario: quello di separare, di discriminare. Non si tratta dunque di trovare sempre qualcosa da ribattere – non è avere lo spirito di contraddizione-, ma di saper distinguere. Per esaminare l’argomentazione, noi ci riferiamo principalmente al principio della critica interna di Hegel. Non è la critica esterna che ci interessa in questo caso, dove noi proponiamo di sostituire alcuni concetti con altri che ci sembrano migliori, moralmente o epistemologicamente. La critica interna consiste nel valutare la chiarezza e la coerenza, la pertinenza, la forza o la debolezza delle conclusioni e degli argomenti, di distinguere tra di loro i concetti, le forme etc… Non ci interessa il valore degli argomenti nei termini che riguardano la loro verità intrinseca, ma unicamente nel rapporto di coerenza che intrattengono con la questione e la risposta che essi devono appoggiare. Sebbene una risposta fosse considerata unicamente come provvisoria, essa esprimerebbe comunque il modo di pensare di chi l’ha prodotta.
Semplificare per chiarire
Semplificare per chiarire
In conclusione, dobbiamo aggiungere anche il criterio della non-ripetizione: infatti, spesso nel corso di una discussione o di uno scritto, le idee si ripetono direttamente o tramite una riformulazione, cosa che tende a creare una certa confusione. Si tratta dunque di reperire tutte le ripetizioni identiche con lo scopo di assicurare la produzione di nuovi concetti ed ipotesi.