Nessun discorso è assoluto. C’è sempre qualcosa di non detto, qualcosa che si nasconde dietro le parole, che può essere più o meno ovvio. Facendo delle supposizioni su ciò che viene detto, facciamo emergere e rendiamo visibili i significati nascosti, le idee non espresse. A volte queste idee sono chiare per chi parla, ma per vari motivi, tra cui la paura di esporsi troppo, non vengono espresse. Altre volte chi parla non ne è consapevole. Esse sono lì ma rimangono nascoste nell’ombra del discorso.
Il paradigma di pensiero condiziona le nostre idee
Il paradigma di pensiero condiziona le nostre idee
Quando qualcuno viene per una consulenza, ha qualcosa di cui vuole discutere. Supponiamo che qualcuno ci chieda: “Perché i miei colleghi sono così irritanti?” A livello fattuale sappiamo allora che questa persona ha dei colleghi e che essi la irritano. Questo è già menzionato nella domanda stessa e non ci dà molto su cui lavorare. Qualcosa che non è stato menzionato ma che è abbastanza evidente è che questa persona ha un lavoro che comporta un’interazione con i colleghi. Se ci spostiamo al livello delle credenze e delle opinioni, vediamo che questa persona pensa che i suoi colleghi la irritino – di nuovo molto ovvio – ma anche che crede che non dovremmo essere irritati dai nostri colleghi. Facciamo questa supposizione basandoci sul fatto che lei solleva questo come un problema. Quando guardiamo alle sue intenzioni, vediamo che lei dichiara di voler sapere perché i suoi colleghi sono irritanti, ma più probabilmente vuole che i suoi colleghi smettano di irritarla. Vuole essere in pace con il mondo, cosa che ora crede di non essere, e la colpa è degli altri, idea che rivela un paradigma di pensiero vittimistico ed eteronomo. Notiamo inoltre che il suo stato d’animo è di irritazione e di frustrazione, di sensibilità e di egocentrismo, in cui sentimenti ed emozioni tendono ad assumere una considerevole importanza.
Chiarire a noi stessi le nostre idee
Chiarire a noi stessi le nostre idee
Quello che dobbiamo verificare quando facciamo delle supposizioni è se esse siano probabili o semplicemente possibili. In termini assoluti, tutto è possibile, quindi ciò che ci interessa è ciò che è maggiormente probabile. Ovviamente, nulla è matematicamente certo e possiamo sempre commettere errori, ma quando abbiamo trovato una lista di supposizioni ragionevoli abbiamo qualcosa su cui lavorare. Nel caso della domanda “Perché i miei colleghi sono così irritanti?” probabilmente ci troviamo di fronte ad una persona che è frustrata, che ha un problema con altre persone, che è piuttosto emotiva e che si pone nella posizione di vittima e pensa che tutto andrebbe bene se solo gli altri si comportassero in modo diverso. Possiamo verificare questo con lei: ha senso? Quali di queste supposizioni le sono chiare, quali invece non le sembrano così ovvie? Probabilmente non vuole vedersi come egocentrica e come qualcuno che fa la vittima, ma è ciò che emerge dal suo discorso. Rendere visibili queste idee è il primo passo per fare un’indagine archeologica di noi stessi.
Comprendere al meglio i presupposti per ottenere il massimo
Comprendere al meglio i presupposti per ottenere il massimo
Come si può intuire facilmente, questa competenza risulta fondamentale quando ci si trova di fronte a persone sconosciute con cui si deve interagire e in modo particolare quando si deve deve selezionare il personale per un’azienda. Capire velocemente il modo di pensare del proprio interlocutore ci permette di farci comprendere meglio da lui, di capire se è la persona che fa al caso nostro, se possiamo o meno fidarci di lei, se è adatta a ricoprire una certa mansione piuttosto che un’altra e addirittura per ottenere il massimo da lei in conformità con le sue caratteristiche del pensiero che solitamente riflettono determinate caratteristiche esistenziali.