La pratica filosofica, sulla scia di Socrate, tende a prendere le mosse da una domanda. A ben vedere la domanda è il fulcro del nostro lavoro e uno degli strumenti fondamentali che utilizziamo per esaminare il soggetto. Ogni volta che poniamo delle domande a qualcuno, sebbene con l’esperienza si possano individuare dei ricorrenti pattern di risposta, ci esponiamo all’ignoto e ci apriamo all’alterità. Saper porre domande, dunque, significa innanzi tutto essere consapevoli dell’orizzonte limitato della mia conoscenza dell’altro ma nel contempo riuscire, proprio attraverso l’interrogazione, ad oltrepassare questo orizzonte arrivando addirittura ad esplorare le terre misteriose e occulte della mente del mio interlocutore. Per riuscire a fa ciò, allo stesso tempo, devo fare lo stesso con i miei punti ciechi, per evitare di irrigidirmi e di rimanere bloccato in ciò che già conosco. L’arte di porre domande, insomma, più che come un viaggio organizzato e predeterminato, tipico degli insegnanti, si caratterizza come un’esplorazione comune.
La vera domanda ti espone all’ignoto
La vera domanda ti espone all’ignoto
Naturalmente la capacità di chiedere è inevitabilmente abbinata alla capacità di ascoltare. Le risposte che otteniamo alle nostre domande rivelano molto sulla persona con cui stiamo parlando: il suo atteggiamento verso il mondo, i suoi pregiudizi, i suoi valori morali, il limite della sua conoscenza, la sua apertura (o meno) a nuove idee ecc. Le risposte che riceviamo, insomma, solitamente ci offrono svariate informazioni sul nostro interlocutore e spesso contribuiscono a indicarci alcune possibili direzioni da seguire durante il dialogo con l’obiettivo principale di far riflettere il nostro interlocutore, di farlo pensare e di aumentare la propria consapevolezza di sé. Un buon dialogo spesso dipende dalla qualità e dall’efficacia delle domande che vengono poste e questo vale in qualsiasi ambito, con gli opportuni distinguo e con i necessari adattamenti ai diversi contesti. Insomma, saper porre domande significa saper entrare in una relazione proficua, critico-razionale e comunicativa con l’altro.
Fare domande per ampliare la prospettiva
Fare domande per ampliare la prospettiva
Il questioning è l’arte di porre domande rilevanti, efficienti ed incisive e si ispira alla figura di Socrate, un filosofo che si serviva proprio delle domande per stimolare il pensiero critico (critical-thinking) ed esplorare nuove prospettive (perspectivism).
Saper domandare per raggiungere gli obiettivi
Saper domandare per raggiungere gli obiettivi
Perché allenarsi al questioning? Abbiamo istintivamente imparato a porre domande fin da bambini. Le usiamo quotidianamente per ricevere chiarimenti o conferme e sono essenziali anche nell’ambito professionale, tanto nella relazione con i clienti quanto con il team. Spesso però le domande che poniamo sono troppo generiche, troppo lunghe o poco incisive, non arrivano al punto e finiscono per veicolare un messaggio sbagliato.
Il questioning si basa sull’idea che esistono tanti diversi tipi di domande, ciascuno con la propria specifica funzione. Alcune domande consentono di chiarire un concetto, altre di mettere in discussione un presupposto erroneo, altre ancora di smascherare una menzogna o di scovare una soluzione originale a un problema apparentemente insormontabile. Ma tutte estendono il nostro livello di comprensione del mondo che ci circonda.
Riconoscere quale domanda si adatta meglio a un dato contesto ci consente di dominare questi strumenti e raggiungere più efficacemente i nostri obiettivi.
Più consapevolezza nella vita privata e nel lavoro
Più consapevolezza nella vita privata e nel lavoro
Perché il tuo del business ne trarrebbe vantaggio? Nonostante il questioning sia stato prevalentemente impiegato in ambito didattico e terapeutico, risulta efficacissimo anche in ambito aziendale perché favorisce la comunicazione e l’intesa tra i membri del team, agevola la raccolta di preziose informazioni dai clienti e semplifica l’interazione con gli stakeholder. Applicato a sé stessi inoltre, il questioning aiuta a prendere consapevolezza dei propri preconcetti e a chiarificare i problemi.
Esempi di domande utili nel team:
“Cosa favorirebbe le tue performance?”
“Qual è la sfida più grande nel tuo lavoro?”
“Quali ostacoli potrebbero impedirti di raggiungere l’obiettivo?”
“Quante altre strade permettono di raggiungere l’obiettivo?”
“Come possiamo mantenere alta la motivazione e l’impegno del team?”
“Cosa succederebbe se l’obiettivo non fosse raggiunto?”
“Quali fattori hanno contribuito al successo del progetto?”